Punta La Marmora

Punta La Marmora

Selvaggio Verde

 

Il Selvaggio Verde nasce dall’idea di Gian Luigi Bonicelli. Sono stata testimone dell’evoluzione di questo progetto, iniziato con il recupero di un ovile abbandonato, situato  in un’area chiamata, dai pastori, Erbelathori.

Istruttore di nordik walking, l‘intento di Gian Luigi è quello di accogliere le persone proponendo loro escursioni su sentieri antichi, situati nel territorio prospiciente al rifugio ovile, da lui completamente ristrutturato e ampliato. 

Punti di forza del Selvaggio Verde sono la natura incontaminata, l’aria pulita, i panorami mozzafiato ma soprattutto l’acqua pura

 

Erbelathori: la storia

 

Pinnetto Erbelathori

Pinnetto Erbelathori

 

Erbelathori (in italiano quadrifoglio) fu costruito nei primi dello scorso secolo.

Realizzato per ospitare pastori e servi pastori che pascolavano le loro greggi nella località omonima, situata alle pendici di Punta la Marmora.

La quotidianità era dettata dai ritmi della natura ma, soprattutto, delle abitudini delle pecore.

Animali molto abitudinari, le pecore, trascorrevano il giorno meriggiando al fresco sotto qualche pianta. Al calar della sera, durante le ore notturne, erano accompagnate dal loro pastore fino ai più alti costoni del monte.

Ad Erbelathori, nel tempo, si sono susseguite varie famiglie che hanno dedicato le loro esistenze a questo antico mestiere.

Negli anni ’90, con l’avvento della nuova concezione di allevamento, i rifugi più moderni hanno sostituito queste vecchie strutture.

L’ultimo pastore che ha utilizzato l’ovile fu Angelo Cabiddu.

Oggi Erbelathori è “resuscitato” a nuova vita grazie a Gian Luigi Bonicelli, il quale, un giorno, seguendo antichi sentieri, ne ritrovò i ruderi. Ebbe così inizio la faticosa ricostruzione.

Ogni giorno, che fosse inverno o estate, risaliva il sentiero capraio che porta al rifugio, trasportando a spalla i materiali utili per la ricostruzione.  Non un filo di cemento è stato utilizzato per ridare vita alle due strutture ricostruite fedelmente come i pinnetti (in sardo) dell’epoca.

Erbelathori è oggi un’oasi di pace, immersa in una cuna, sovrastata dall’imponente Punta La Marmora. 

 

Le esperienze nel Selvaggio Verde

 

Leccio Erbelathori

Leccio secolare

 

Oltre alla possibilità di vivere Erbelathori, da questo punto strategico, si ha l’opportunità di effettuare molte escursioni con la disciplina del nordic walking.

Nei pressi dell’ovile dimorano alcuni degli alberi più antichi d’Ogliastra. Lecci secolari, le cui radici, fuori uscite dal terreno, donano all’albero un aspetto fiabesco, tanto da assomigliare ad un rifugio per fate.

Da Erbeathori si può raggiungere anche punta La Marmora, la vetta più alta del Gennargentu. Il percorso per arrivare  sulla cima non è facile. Il versante di Villagrande Strisaili, infatti, è più impegnativo rispetto a quelli di Fonni, Desulo e Arzana.

Più in basso, rispetto al rifugio, è presente un fiume. Perfetto in estate per lunghi bagni rinfrescanti o per acqua-trekking tra la natura rigogliosa e cascate naturali.

L’acqua è l’elemento alla base della vita sul Gennargentu. Ad Erbelathori è presente una fonte perenne di acqua purissima, sempre fresca, fine, dal gusto unico.

 

Acqua Erbelathori

Fonte acqua Erbelathori

 

 

Come arrivare ad Erbelarhori

 

Erbelathori non è un luogo fruibile senza previa prenotazione.

Il rifugio può ospitare solo un piccolo gruppo di persone. L’ecosistema che gravita attorno all’ovile, per scelta di chi lo ha faticosamente recuperato, non deve essere  stravolto dall’antropizzazione del turismo di massa.

Raggiungibile tramite una strada sterrata molto impegnativa, da fare esclusivamente in fuoristrada, oppure con un percorso trekking di media difficoltà, dalla località Murulongu, attraverso un sentiero capraio.

Ad Erbelathori è indispensabile avere grande spirito di adattamento. Non è presente corrente elettrica, non c’è nessuna connessione internet.

La notte si dorme sotto cieli stellati di immensa bellezza. La sveglia è presto, al mattino, quando punta La Marmora si accende di rosso ed i mufloni iniziano il loro consueto pellegrinaggio giornaliero, nelle vicinanze del rifugio.

Per vivere consapevolmente un’esperienza da Selvaggio Verde è necessario avere la volontà di disintossicarsi, riconnettersi appieno con la natura, adattandosi ai sui ritmi. 

 

 

 

 

 

 

 

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