Oristano: storia, mare e silenzio
Nella subregione del Campidano c’è una Sardegna ancora poco conosciuta, ma che, una volta visitata, resta nel cuore.
Oristano (Aristanis in sardo) è così: un angolo dell’isola dove il tempo sembra essersi fermato, dove la storia si mescola al vento che soffia sulle saline di Cabras e al suo mare che guarda lontano, verso la Spagna.
- Torre di Mariano
- Chiesa San Francesco
Una città gentile, fiera e silenziosa
Oristano è composta, elegante nella sua semplicità.
Passeggiare per il centro storico, tra le viuzze che portano alla Torre di Mariano, alla chiesa di San Francesco, è come attraversare un libro aperto sulla storia medievale della Sardegna.
Qui si sente ancora la presenza di Eleonora d’Arborea, la giudicessa che difese l’isola con intelligenza e coraggio. Il suo sguardo fiero, scolpito nel bronzo, osserva Piazza Eleonora come a proteggerla, ancora oggi.

Giovane donna di Oristano vestita con gli abiti di Eleonora di Arborea durante la sfilata della Sartiglia.
Eleonora d’Arborea: la donna che fece la storia
Figura leggendaria e concreta, Eleonora d’Arborea è molto più di un simbolo per Oristano. È memoria, è orgoglio sardo.
Nell’isola medievale, in un tempo dominato dagli uomini e dalle potenze straniere, lei seppe imporsi con determinazione e visione.
Fu promotrice della Carta de Logu, uno dei codici giuridici più avanzati d’Europa per l’epoca, esempio raro di giustizia e lungimiranza. Il suo regno non era fatto solo di castelli e battaglie, ma di diritti, di equilibrio, di futuro.
A Oristano, il suo nome non è solo una strada o una statua: è una presenza costante, perpetua, inalienabile.
Il richiamo del mare
A pochi minuti dal centro, Oristano cambia volto e diventa sabbia, vento e mare. La penisola del Sinis è una sorpresa continua: Cabras e il suo stagno silenzioso, le rovine fenicie di Tharros che si affacciano sull’azzurro, Is Arutas con la sua sabbia di quarzo che brilla come neve al sole.
Sono luoghi che non si dimenticano, perché il mare dell’Oristanese non è solo bellezza: è silenzio, è vastità.
Attenzione: le correnti impetuose, soprattutto in alcune giornate, possono rendere il bagno pericoloso o addirittura vietato.
Il mare di Sardegna è mare aperto: più freddo, più esposto ai venti, spesso più insidioso rispetto ai litorali rivolti a oriente.
Un paradiso da vivere con rispetto, attenzione e consapevolezza.

Su Componidori che centra la stella con “Su Stoccu” (Sartiglia 2020)
Oristano è il carnevale di Sardegna
Oristano è tradizione viva. La Sartiglia, la spettacolare corsa equestre che si tiene ogni anno a carnevale, è molto più di una festa: è identità, rito, passione. È la Sardegna che custodisce le sue radici, che celebra i suoi cavalieri e il mistero della maschera.
- Su Componidori, su Segundu e su Terzu
- Su Componidori con la Stella
La Sartiglia: il cuore in corsa su cavalli che hanno le ali
Quando arriva il Carnevale, Oristano si trasforma. I tamburi aprono la strada, l’atmosfera si fa sospesa e solenne. La Sartiglia non è solo un evento: è un’antica cerimonia che unisce cavalleria, destino e spiritualità.
Il protagonista assoluto è Su Componidori, il cavaliere mascherato che guida la giostra e che, una volta vestito, non può più toccare terra. Non è più un uomo: è un tramite sacro tra il cielo e la terra, un semi Dio.
Con la spada alzata cerca di infilare una stella appesa ad un filo, in una corsa al galoppo che lascia tutti col fiato sospeso. Ogni stella centrata è un boato di grida festanti, un augurio di fertilità e abbondanza per l’intera comunità.
Tra i costumi curati con amore, i cavalli bardati, lanciati a tutta velocità nelle pariglie acrobatiche e l’energia tangibile che attraversa la folla, la Sartiglia è una delle espressioni più autentiche dell’anima sarda.
È un momento in cui il passato prende il posto del presente e tutto si muove come se il tempo non fosse mai trascorso.
I sapori di Oristano: tra mare, stagni e grano
La tipica cucina d’Oristano è schietta, è figlia del territorio: del mare, dei campi, degli stagni.
- La bottarga di muggine è il piatto simbolo. Ambrata, intensa, prodotta a Cabras, si gusta affettata sottile o grattugiata sulla pasta, con un filo d’olio buono.
- La fregula con arselle, un primo piatto fatto di piccole palline di semola cotte in un gustoso brodo di mare.
- I secondi piatti raccontano il legame con la pesca tradizionale: anguilla arrosto, muggine affumicato, pesci degli stagni cucinati secondo ricette antiche e serviti con semplicità.
- Dal forno pane civraxiu, pani pintau e i dolci come le pardulas o le seadas, che qui si preparano ancora secondo la tradizione.
- La Vernaccia di Oristano, vino ossidato, forte e delicato al tempo stesso che profuma di legno e memoria.
Perché visitarla?
Visitare Oristano significa volere ascoltare una storia che non è scritta solo nei libri, per sentire il profumo del mosto d’uva nelle cantine di Terralba, assaggiare la bottarga di muggine a Cabras, o lasciarsi cullare dal tramonto a San Giovanni di Sinis.
Oristano non si visita, si scopre; è la Sardegna lontana dai luoghi comuni, che vale la pena conoscere piano, passo dopo passo.
Leggi anche: